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venerdì 6 luglio 2012

A volte capita.

A volte capita che scrivi.
Raccogli le tue parole.
E poi decidi di farle leggere.


A pagina 8 e 9 alcuni miei pezzi, che amo chiamare 'monologhi'.




martedì 20 dicembre 2011

Bianco e nero, 4

Dentro una grotta.
Affreschi sbiaditi.
Candelabri dorati.
Arcate invalicabili.
Balconi irragiungibili.
Invani lussuosi pendenti.
Teli purpurei riparano dal gelo.
Una vellutata azzurra culla,
morbida al tatto, di pietra nel cuore.
Qualcuno parla, qualcuno canta, qualcuno suona.
Melodie che generano fredde vibrazioni corporee.
"Dove sei?", vortici di parole che muovono lacrime: discendono da una mente che trova conforto su una
spalla, una spalla ricoperta di pelle nera che fa scivolare via le lacrime, senza riuscire ad assorbirle.
Il greto è diretto verso una luce accecante che illumina la testa della pletora:
madidi occhi di specchi neri.
Colori d'autunno in prospettiva.
Petali rossi su assi legnose.
Scorge il sole tra gli alberi:
quieta il suo sguardo.
Sorride.





giovedì 8 dicembre 2011

Bianco e nero,3


  Odia il natale.
        Odia quelle schifose luci natalizie.
                  Cazzo hanno da brillare.
                        Odia il consumismo che lo inonda.
                               Non vuole dicembre.
                                       Non vuole  natale.
                                             Non vuole gennaio.















Alza gli occhi al cielo.
Anche stavolta troverà un motivo per continuare a sorridere.



martedì 6 dicembre 2011

Bianco e nero, 2

Piange. Le fa male così. Le brucia dentro. La lacera. Una scelta che non so dove la porterà. A sorridere. A soffrire. A smettere di lottare. Ad arrendersi. Ad avere quello che vuole. Lei voleva morire. A volere quello che gli altri vogliono. Non smettere di lottare. Continua a sorridere. Non smettere mai di essere felice.
Non vuole. Vuole. Ma lei sorride. 'Nessuno merita un sorriso di cui non sa gioire, seppur da lontano'.



mercoledì 19 ottobre 2011

Bianco e nero

È dentro un edificio.
Intorno a lei affreschi e arcate.
Qualcuno parla al microfono. Poi arriva un'altra voce, e torna ancora la prima.
Qualcuno canta. Qualcuno suona.
La sua mente viaggia veloce, sente parole, sente canti, ma non li ascolta.
Nota come siano tutti bianchi là in fondo, e come dalla sua parte siano quasi tutti neri.
È avvolta nel suo cappotto, ha caldo. Un calore che dura solo un istante.
Improvvisamente sente il gelo, si guarda intorno, nessuno ha aperto nessuna porta, e nessuno sembra essersi scomposto per un brusco cambio di temperatura.
Si rende conto che il freddo non proviene dell'esterno, ma è il suo corpo che, inspiegabilmente, ha perso temperatura.
Trema.
Sente di essere avvolta da un vento glaciale, ma solo lei lo percepisce, è soltanto suo.
La porta dietro di lei si spalanca: il sole ha lasciato spazio ad una bianca luce nebbiosa.
Quel candido paesaggio la fa sobbalzare: la luce dipinge profili collinari con tonalità differenti secondo la loro lontananza, ma il bianco sembra volersi imporre per rendere artificioso il panorama.
Seguendo la scia, si immerge nella nebbia, il passo è lento.
La gente piange, lei no, le ha finite le lacrime, a volto asciutto.
'Non ti ha lasciato, sarà sempre accanto a te' sente da una voce non familiare.
'Ah si? Glielo spieghi tu perchè ci sarà un letto vuoto di notte e un piatto in meno a tavola?'
Lei non ha parole, non ha fiato, la stringe e la bacia.
La cassa legnosa avanza, e lei indietreggia, la cassa avanza e lei indietreggia, senza nemmeno rendersene conto, mentre il terreno scorre sotto le sue scarpe.
Scorge un bambino, la pelle candida, il nasino all'insù, gioca calpestando lo stesso terreno dal quale lei fugge.
I loro sguardi s'incontrano.
Non smettendo mai più, lei sorride.